1 - gioioso inizio
2 - la linea
3 - tejo tales
4 - las dudas
5 - my favorite things
6 - viaç d’atom
7 - rapide ripide
8 - si vive
9 - li nievuli
10 - rapidi riti d’estate
11 - seconde
12 - li’ nivuli
13 - igiflex
14 - els nuvols
15 - navigazioni non convenzionali
(radiosuite)
Claudia Grimaz - voce
Paolo Mattotti - chitarra acustica ed elettrica
Vittorio Vella - tastiere, fisarmonica, programmazione sequenze
Antonio Della Marina - saxofono soprano in viaggio d’autunno
Igi Meggiorin - percussioni “UFO” in igiflex
Nico Rinaldi - saxofono tenore in la linea
Vincent Valvoletta - archi in rapide ripide
Gianpietro Veronese - basso elettrico in la linea e si vive
Leo Virgili - trombone in navigazioni non convenzionali
testi e musiche/words and music:Vittorio Vella
tranne my favorite things/except my favorite things: Rodgers & Hammerstein
traduzioni in catalano/catalano translations: Franco ed Esther Molinari
traduzioni in friulano/friulian translation: Pierluigi Cappello
traduzioni in siciliano/sicilian translations: Cesare e Salvatore Lo Leggio
traduzioni in inglese/english translations: Simonetta Caporale e Chris Gilmour
Drama d'artista
di Marco Maria Tosolini
Il talento, prima o poi, ha bisogno di essere celebrato. E documentato. “Sogni disordinati” fissa in immagini sonore il talento di un artista. Con libertà, totalmente inadeguato ad ogni forma di progetto di mercato. Ma non inattuale. Tutt'altro.
In greco antico - lingua-pensiero dei nostri Padri - “Drasis”, da cui proviene “Drama”, poi “dramma”, indica in senso lato un importante accadimento, un evento. È , in tal senso, indifferente che volga alla tragedia o alla risoluzione felice, poiché comunque porterà oltre i limiti del contingente i sussulti della nostra anima.
Dunque i “Sogni disordinati” - paradossalmente ricollocati nella serena etero/ortodossia della creatività - di Vittorio Vella costituiscono un vero e proprio “Drama d'artista”. Cioè un momento epifanico che celebra finalmente una sensibilità creativa quanto mai originale e coraggiosa.
Non solo per il fatto che appare quasi eretico, nell'epoca delle super omologazioni stilistiche, dare luce ad una opera che alterna “songs” con brani strumentali, sonorità “ambient” con ritmiche sequenziali e un po' “chill out”, esperimenti multilinguistici con creazioni legate all'espressione colta contemporanea. Ma anche perché la totale libertà creativa costringe l'ascoltatore e l'osservatore (il “critico”?) a fare i conti con fluviali ovvietà che ammorbano il panorama attuale. I “Sogni disordinati” di Vittorio Vella sembrano proprio essere creaturali oggetti/soggetti musicali e poetici che sorgono da recessi profondi del sè. Si costituiscono dunque come una sorta di cartina di tornasole della creatività contemporanea.
Sonorità storiche e “vintage” dialogano con il mondo del digitale e delle sequenze ritmiche cercando un assetto poetico risolto con la squisitezza del gusto, elemento forse di maggior caratterizzazione della creatività musicale dell'autore.
L'uso delle lingue - italiano, catalano, siciliano, friulano - indica una inquieta ma positiva ricerca non nel segno del compiacimento intellettuale per diversi mondi fonetici ma in quello di una percepita vibrazione profonda che ogni lingua innerva e, di conseguenza, la musica ulteriore che ne fa scaturire. E le liriche di Vella, nella loro immagata semplicità, alla musica ritornano.
Anche l'uso non facile del friulano - catalano e siciliano hanno tradizioni realizzative più sperimentate nei secoli passati - dà luogo a realizzazioni metrico-poetiche e viene risolto sciogliendone impervietà. Si evitano felicemente, così, nel segno del gusto più garbato e sensibile, imbarazzanti usi estremi o perbenistici con un approccio gentile che ne magnifica non banali aspetti fonico-poetici.
Sono “Sogni”, questi, il cui disordine ha la stessa levità della trama di cui sono intessuti. È un disordine paradossalmente rasserenante ed intimo, profondamente umano. È metafora sonora di esistenze che passano come “Nuvole”. Forse “Nuvole” che sono ancora una volta sogni. Sogni della stessa trama della quale, come dice Shakespeare, sono intessuti gli uomini.
Drama d'artista
by Marco Maria Tosolini
Sooner or later talent must be celebrated. And documented. “Sogni Disordinati” captures the talent of an artist in sonic images. In liberty, completely unsuited to meet any market demands. But not untopical. Very much not.
The word “Drama” comes from the word “Drasis” in Ancient Greek - the linguistic and intellectual origin of our forefathers. In its broadest interpretation “Drama” can also be an important happening, an event and, in this sense, it does not matter whether the outcome turns to tragedy or a happy ending, as it will nonetheless take our souls soaring far beyond the ordinary.
Thus the “Sogni Disordinati” (the untidy dreams) of Vittorio Vella - paradoxically re-located in the tranquil heterodoxy/orthodoxy of creativity - can truly be said to be an “Artist’s drama”. That is a moment of epiphany which finally celebrates a genuinely original and courageous creative sensibility.
It appears to be almost heretical, in an age of all-engulfing stylistic uniformity, to produce a work where “songs” are alternated with instrumental tracks, ambient soundscapes with chilled-out rhythmic sequences and multi-lingual experiments with creations tied to cultured contemporary expression. Even more so because the total creative freedom forces the listener and the viewer (the “critic”?) to face up to tides of banality which plague the current landscape Vittorio Vella’s “untidy dreams” truly seem to be poetic and musical creature-like object/subjects emerging from deep recesses of the self. They are therefore a kind of litmus test of contemporary creativity.
Historical and vintage sonority enter into a dialogue with the digital world and rhythmic sequences, seeking a poetic set up carried out with exquisite taste, a feature which is perhaps that which most characterises the musical creativity of the artist.
The use of languages - Italian, Catalan, Sicilian, Friulian - shows a restless but positive research, not into the intellectual pleasure of different phonetic worlds, but into a perceived deep vibration which every language triggers, and consequentially, the further music which it inspires. The lyrics of Vella, with their enchanted simplicity, return to the music.
Also the use of Friulian - which is not simple: Catalan and Sicilian have a more solid tradition of use over the past centuries - gives rise to the creation of poetry and meter, and is carried out smoothing its roughness with a most tactful and sensitive manner. In this way embarrassingly extreme or well-intentioned uses are avoided with a considerate approach which highlights the non-banal phonic-poetic aspects.
These are “dreams” in which untidiness has the same lightness as the stuff which they are made of. It is a paradoxically calming and intimate disorder, profoundly human. It is a sonic metaphor of existences which passes like “Clouds”. Maybe “Clouds” which are once again dreams. Dreams of the same stuff, as Shakespeare said, that men are made of.