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13 ottobre ore 21.00
Teatro San Giorgio - Udine

Selvaggio cresce il fiore della mia ira

Concerto teatrale per Thomas Bernhard

ideazione: Renato Miani, Stefano Rizzardi
musiche originali di Renato Miani 
eseguite da: Quartetto d’archi del Teatro La Fenice

Roberto Baraldi, Violino I
Gianaldo Tatone, Violino II
Daniel Formentelli, Viola
Emanuele Sivestri, Violoncello

interpreti: Maria Ariis, Stefano Rizzardi

Progetto promosso da l’Associazione Biblioteca Austriaca

Con il sostegno di:
Regione Friuli Venezia Giulia
Provincia di Udine
Comune di Udine
Forum Austriaco Milano

In collaborazione con la regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
Assessorato all’Istruzione e Cultura

  

Dal punto di vista formale, l’opera si sviluppa dal riconoscimento di una delle chiavi della scrittura bernhardiana, ovvero la sua parentela con le tecniche di composizione musicale: concretamente un insieme di temi e sviluppi iniziali, una “crescita”, realizzata attraverso la ripetizione di una materia che si dilata per gradi, una punta finale. Il discorso sonoro è stato costruito da Renato Miani direttamente sulla linea testuale elaborata da Stefano Rizzardi. (Il testo scelto è il racconto Amras, del 1964, “libro prediletto” dallo stesso Bernhard, infiltrato con liriche tratte da In hora mortis, del 1958). Annodata alla parola fino alla fusione, la musica amplifica contenuti e timbri del testo, dando vita a legami e relazioni inaspettate e complesse. Limando quà e là nessi logici e valori semantici, la parola, avvolta nella strumentazione, diventa spesso pura dinamica e colore. I segni verbali “dispersi” nel materiale musicale rispuntano poi a tratti - ora prepotentemente ora a forza - in zone di recitazione più realistica, in un parlato tenue e confuso.

AMRAS. “L’essenza della malattia è oscura quanto l’essenza della vita”: questa citazione di Novalis è posta come motto all’inizio del racconto, scritto da Bernhard nel 1964. I protagonisti sono due fratelli che, sopravvissuti al suicidio collettivo deciso in famiglia, sono stati trasferiti in fretta e segregati in una torre, al tempo stesso luogo mistico e simbolo della loro tradizione familiare. Uno, il musicista Walter, è malato di una strana forma di epilessia, l’altro, K., è uno scienziato naturalista. Il luogo è Amras, un sobborgo di Innsbruck, in Austria.

Nella torre, in un tempo sospeso e dilazionato, i due fratelli, creature inseparabili e dilaniate da un passato crudele e da una sensibilità estrema, consumano la loro esistenza in una simbiosi ambivalente, tra affetto ed avversione, cercando un impossibile approccio all’Assoluto. E’ anche l’ultima fase del processo di disfacimento di una famiglia, di una decadenza che sta in rapporto con il paesaggio in modo tanto misterioso quanto certo. La malattia accentua l’angoscia, diventando il centro di tensione in cui vita e morte, spirito e natura, dolore e follia si incontrano, si congiungono, si rispecchiano.

THOMAS BERNHARD (1931-1989), uno degli autori che maggiormente ha segnato la produzione letteraria e drammaturgica tedesca ed internazionale del secondo Novecento, appare, a vent’anni dalla morte, come uno scrittore particolarmente consono ad una realizzazione musicale-teatrale. Questo non solo per le spiccate caratteristiche della sua prosa, ma anche per il particolare legame con la musica presente in una grande quantità di suoi scritti, in particolare nei cinque testi autobiografici, nel Nipote di Wittgenstein, nel Soccombente (dove i protagonisti sono tre pianisti), ed ancora in A colpi d’ascia (che ruota attorno alla figura di un compositore…), in Antichi Maestri e, per finire, in Estinzione.

Renato Miani (Udine, 1965), ha studiato composizione con D. Zanettovich, perfezionandosi successivamente con F. Nieder e W. Rihm. Ha ottenuto vari premi in concorsi nazionali ed internazionali (Friburgo, Amsterdam, Vienna, Tolosa, Roma, Pescara, Perugia…)..
Sue opere sono state eseguite in diverse manifestazioni in Italia ed all’Estero, fra le quali: Festival “F. Schubert” al Musikverein di Vienna, Stagione concertistica del Wiener Konzerthaus, Concerti della Technischen Universität di Vienna, “Gaudeamus Music-Week” di Amsterdam, Festival de Musique Sacree di Friburgo, “Schumannsplitter” al Mozarteum di Salisburgo, “Akzente” al Konzerthaus di Klagenfurt, “Expan”- Werkstatt für neue Musik di Spittal, International Rewiew of Composers di Belgrado, Encuentro de musica contemporanea di Camaguey, “Nuove musiche d’Europa e Cina” al Teatro la Fenice di Venezia, Amici della musica di Mestre, “ContempoPratoFestival”, Stagione concertistica del Teatro Giovanni da Udine, Stagione degli Amici della musica di Udine, “Premio Amidei” di Gorizia e trasmesse dalla RAI e da varie emittenti internazionali. Attualmente è docente di Composizione al Conservatorio di Musica “J. Tomadini” di Udine. Ha insegnato presso l’Università di Udine ed è stato docente ospite al Mozarteum di Salisburgo e ai Corsi di perfezionamento Alpe Adria (Udine).


Maria Ariis - Si è diplomata come attrice nell‘89 alla Paolo Grassi di Milano, perfezionandosi nel ‘92 alla Guildhall School of Music and Drama di Londra. Ha lavorato in vari teatri italiani con registi e attori di fama nazionale e alla RAI in numerose produzioni radiofoniche e televisive. In regione è stata attrice protagonista in spettacoli come Bigatis (2000) e Lungje cene di Nadâl (2008), realizzati per il CSS-Teatro stabile di innovazione del FVG con la regia di G. Dall’Aglio.

Stefano Rizzardi - Attore e ricercatore in ambito teatrale, ha collaborato negli ultimi anni con il CSS-Teatro stabile di innovazione del FVG, con il Teatro Club di Udine e altre realtà artistiche regionali. Insieme al compositore Renato Miani ha avviato recentemente un’indagine sulla relazione tra parola detta e musica, che, nel 2007, ha prodotto “OPERA GIACOMINI”, concerto teatrale su testi del poeta Amedeo Giacomini, del quale è stato autore della drammaturgia e interprete.

Il Quartetto d’archi del Teatro La Fenice nasce nel 2007, in occasione della visita del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a Venezia. L’impressione positiva suscitata da questa “prima uscita” all’insegna di Mozart e Beethoven convince i quattro interpreti a proseguire con entusiasmo il sodalizio artistico, alla ricerca di un’identità musicale che esplori il più possibile le varie possibilità timbrico-espressive della formazione, dall’epoca classica alla musica contemporanea.
Lo svolgersi dell’attività concertistica porta il Quartetto ad aprirsi alla collaborazione con altri importanti musicisti, come in occasione del concerto tenuto presso la Scuola Grande di S. Rocco a Venezia con il pianista Stephen Beus, con il quale hanno eseguito il quintetto di Cesar Franck.
Il recente debutto alla Biennale di Venezia ha costituito un importante banco di prova per il Quartetto d’Archi del Teatro La Fenice dato dall’indiscusso prestigio internazionale della rassegna; l’esecuzione di Fragmente-Stille di Luigi Nono in abbinamento con l’op.18 n°2 di Beethoven e Descendit di Carlo De Pirro è stata accolta con vivo entusiasmo dal pubblico e dalla critica: “...splendido debutto del Quartetto della Fenice...ha eseguito il Quartetto op.18 n°2 di Beethoven con un’eleganza che sembrava guardare a Haydn...lungamente maturata l’interpretazione di Fragmente-Stille di Nono, attraverso un’analisi spettroscopica delle dinamiche, dei modi d’attacco, della funzione strutturale dei silenzi...” (Messinis, Il Gazzettino); “...Descendit si apre con un grido lancinante e insistito dei violini che si inerpicano sulle loro note più acute...Un brano breve ma densissimo, che abbiamo ascoltato alla Biennale, nella mirabile esecuzione del Quartetto della Fenice..” (Contiero, La Nuova Venezia).
Il successo ottenuto ha creato i presupposti per una nuova collaborazione del Quartetto con la Biennale, che ha appena visto il gruppo impegnato nell’esecuzione del primo quartetto di Ligeti e del quartetto n. 4 di B. Bartok.

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