60x60 Images in USA

Contemporanea, e più precisamente il suo progetto artistico 60x60 Images, prodotto a Udine attraverso un call for works (e cioè chiamata degli artisti a creare su tema selezionato) e condotto a livello internazionale grazie al web, giunge in America, all’Accademia di belle Arti di Cincinnati (OH). 
Il progetto, che è stato parte integrante della manifestazione di nuova musica Contemporanea, è approdato ora all’Accademia delle belle arti di Cincinnati, dimostrando come l'iniziativa abbia avuto oltre ad un notevole succeso anche una grande espansione internazionale. 
“L’attenzione per le arti visive caratterizza il Festival di Nuova musica sin dalle origini, e la sinergia che negli anni si è definita tra il mondo visivo e quello sonoro testimonia l’ampiezza della ricerca sul contemporaneo che Delta produzioni e Taukay perseguono – ha spiegato la curatrice della mostra, Francesca Agostinelli – e nello specifico 60x60 Images rilancia il parallelo visivo a 60 artisti, che dalla dimensione temporale su cui si snoda la musica, sono migrati a quella metrica per produrre ciascuno un’opera della dimensione di 60x60 centimetri”. 
Per quanto riguarda gli artisti coinvolti quaranta provengono, come precedentemente detto, da un call for works condotto sul web, che ha visto la difficile scelta tra oltre 200 opere pervenute da 28 paesi del mondo. Venti artisti sono stati invitati al 60x60 Images ripercorrendo in parte la storia di una collaborazione, in parte allargando lo sguardo alla ricerca del contemporaneo sul territorio regionale. “60x60 Images – ha spiegato ancora Agostinelli - muove da un’idea di Vittorio Vella ed è partito dal Teatro Giovanni da Udine per poi migrare sul web in un’esposizione virtuale a carattere planetario, che ha portato al risultato americano di oggi. La mostra infatti vive un’eterogeneità cosmopolita, talora contrastante o dissonante, ma capace di incontrarsi per interpretare il variegato mondo che Contemporanea accoglie intorno all’idea della musica, della creatività e della misura. La mossa vincente – conclude la curatrice - è stata probabilmente proprio quella di questo approccio, così; profondamente legato al territorio, ma proteso allo stesso tempo verso il mondo, da intendersi come giusta chiave per interpretare i tempi che stiamo vivendo”.

 

 

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