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13 ottobre ore 21.00 (replica 14 ottobre - ore 21.00)
Alan Hovhaness a cento anni dalla nascita
Nicola Giosmin, pianoforte
Sonata “Cougar Mountain”, op. 390 I. Adagio cantabile - II. Mountain lament III. Mountain slumber song - IV. Cougar Mountain dance
Sonata “Prospect Hill”, op. 346 I. Andante - Allegro vivace - II. Andante - Lento III. Allegro vivace
Sonata “Blue Job Mountain”, op. 340 I. Andante - II. Fantasy - III. Jhala to Blue Job Mountain
Sonata “Journey to Arcturus”, op. 354 I. Lullaby - II. Fugue - III. Nocturne - IV. Jhala for star journey V. Love song - VI. Jhala for Arcturus
Sonata “Mt. Ossipee”, op. 299 n. 2 I. Adagio lamentando - II. Allegro vivace - III. Maestoso IV. Allegro giusto
Alan Hovhanness, americano, di padre armeno e madre scozzese, autore di oltre 500 brani (di cui una settantina di sinfonie), amico e collaboratore di musicisti e danzatori del calibro di John Cage e Marta Graham, maestro di compositori come Dominick Argento e John S. Hilliard, fonde nella sua musica la tonalità occidentale, l’alea, la polifonia rinascimentale, il folklore armeno, le strutture musicali dell’India del sud, la tradizione giapponese senza scadere in puro eclettismo o in orientalismi a buon mercato. Quest’indole curiosa e rivolta a est è temperata da una severità quasi sacrale e da una prolificità senza precedenti. Spesso i compositori distruggono partiture che ritengono indegne di essere ascoltate: nel caso di Hovhaness (il cui catalogo giuntoci è estremamente cospicuo) questa “catarsi” avviene almeno tre volte e porta all’eliminazione di oltre cento numeri d’opus (tra cui due opere liriche, sette sinfonie e innumerevoli brani da camera). Compositore essenzialmente contemplativo, Hovhaness condivide la sorte di altri grandi: fino ai quarant’anni è conosciuto come “compositore senza esecuzioni” a causa della scarsità di appuntamenti pubblici con la sua musica. A quarantuno anni la svolta: il grande Stokowski decide di dirigere la sua sinfonia n. 1. Sarà l’inizio di una serie di successi che Hovhaness gestirà sempre pudicamente e sotto il segno di una gelosia per la propria integrità artistica decisamente personale: un atteggiamento che lo ha accompagnato tutta la vita. Le sue peculiarissime caratteristiche, l’originalità della sua scrittura pianistica, il suo attaccamento alla Natura, il suo totale e voluto distacco dalle avanguardie dell’epoca, il suo isolamento alla ricerca continua della “sua” musica ne fanno uno degli outsider americani più importanti del XXmo secolo. Nel concerto di questa sera ascolterete le sonate “Cougar Mountain”, “Prospect Hill”, “Blue Job Mountain”, “Journey to Arcturus”, “Mount Ossipee”: evidente dai titoli è l’ispirazione naturale filtrata attraverso una sensibilità tutta personale, confermata dalla presenza di brani di solido impianto tonale e legati alla forma sonata, altri che utilizzano tecniche e strutture derivanti dalla musica orientale (jhala) oppure rivisitazioni di forme antiche (fuga) con soluzioni inedite.
Nicola Giosmin si è diplomato brillantemente in pianoforte con Bortolami Galliano e in musica elettronica sotto la guida di Nicola Bernardini (massimo dei voti e lode), presso il Conservatorio C. Pollini di Padova. Si è inoltre laureato in filosofia della fisica con Giovanni Boniolo presso l’Università di Padova. Nel 2002 si è trasferito a Firenze per lavorare come consulente presso il Centro Tempo Reale fondato da Luciano Berio. Svolge attività concertistica sia solistica che da camera. Ha al suo attivo premi in svariati concorsi nazionali ed internazionali (tra i quali: Premio Luigi Nono [Torino; 2° premio, 1° non assegnato], Premio Nuova Carish [Concorso Città di Roma], Premio Speciale G. Viozzi [Trieste], Premio Città di Grosseto [3° premio], Premio Città di Riccione [2° premio], Lario in musica [Lecco; 2° premio, 1° non assegnato]) con programmi interamente dedicati alla musica del ‘900. Affianca all’attività pianistica quella di compositore, con brani per diversi organici e elettronici: suoi pezzi sono stati presentati in rassegne in Italia e all’estero. Ha inoltre seguito masterclass con Stefan Litwin (su Luigi Nono), Ruth Ziesak, Ulrich Eisenlohr, Henner Leye, Jürgen Glauß, Peter Runge, Tobias Koch (nel 2005, presso l’Accademia di Colonia a Montepulciano) e Dalton Baldwin (nel 2006, presso la Scuola Civica di Milano) sull’accompagnamento della musica da camera vocale. Si è perfezionato con Piernarciso Masi presso l’accademia pianistica di Firenze in musica da camera. Ha ultimato la tesi di dottorato sotto la guida della prof. Rossana Dalmonte in cotutela con il prof. Michel Imberty (Università Parigi X - Nanterre) su problemi di semantica musicale (massimo dei voti e lode per entrambi i titoli) ed ha all’attivo alcune pubblicazioni musicologiche e partecipazioni a convegni nazionali e internazionali. Vive a Parigi e lavora presso il Conservatorio di Puteaux.
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